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Le “Tajate” di Cutrofiano, da risorsa a problema.


 

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Cutrofiano è un paese situato nel Salento centro-meridionale, il territorio si estende per circa 5.572 ettari, con un centro abitato di soli 110 ettari.

La presenza di argilla nel territorio di Cutrofiano ha determinato nei secoli lo sviluppo di produzioni artigianali che ancora connotano l’immagine economica e turistica della città. Nei pressi del centro abitato, lo strato di argilla presenta spessori dell’ordine di pochi metri, nella zona sud dell’agro del comune, sono stati registrati spessori dell’ordine dei 40 – 50 metri.

L’abitato di Cutrofiano è posto su una linea che distingue gli affioramenti di calcarenite (Tufo) dagli affioramenti di sabbie-argille questa caratteristica ha permesso non solo lo sfruttamento del banco delle argille ma anche di quello calcarenitico in gallerie, scavate sotto lo stesso strato argilloso.

 

(Cenni Storici e importanza socio-economica delle attività estrattive.)

A Cutrofiano, le prime cave in ipogeo – chiamate impropriamente cave, perché di fatto sono miniere e nel linguaggio locale vengono dette “Tajate” – per l’estrazione di materiale calcarenitico (Tufo), risalgono presumibilmente  tra il 1870 e il 1880.

Si è persa però memoria, delle cave di argilla per la produzione della terracotta locale, di epoca più antica, alcune di esse probabilmente, sono state realizzate nell’attuale periferia del paese, tra via Supersano e via Collepasso.

Tali cave ipogee erano formate da galleria larghe al massimo 70-80 cm, con volte a sesto acuto.

L’attività estrattiva ebbe un mercato fiorente agli inizi degli anni ’50, quando a Cutrofiano con la crisi dell’agricoltura, il lavoro nei campi non bastava più per il sostentamento delle famiglie.

La classe operaia contadina dell’epoca, si vide costretta a emigrare o venne  imprestata nel lavoro nelle cave per l’estrazione del Tufo, pietra utilizzata per la costruzione di edifici locali.

Il durissimo lavoro in miniera risultò essere per Cutrofiano, uno sbocco occupazionale importante fino agli anni ’80, con l’abbandono dell’attività.

I motivi all’origine dell’apertura di cave sotterranee sono da ricercare, alla possibilità di evitare la perdita nel valore dei terreni per l’attività agricola in superficie.

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(Descrizione delle cave ipogee.)

L’ingresso alle cave avveniva tramite un pozzo che attraversando lo stato di argille e sabbie, permette il contatto con la roccia calcarenitica e lo scavo della stessa. Il pozzo di fatto era il sistema che permetteva lo scavo per il raggiungimento del banco di tufo, il trasporto in superficie del materiale scavato, il transito quotidiano del personale impiegato nel lavoro, il drenaggio delle acque contenute nel banco di sabbie e argille, l’aerazione degli ambienti ipogei.

Il pozzo era rivestito con conci rettangolari di tufo, al fine di sostenere lo scavo all’interno dei materiali di copertura, la cui spinta poteva risultare in problemi di stabilità delle pareti del pozzo, costituito da due diverse condotte che corrono parallele e talvolta quasi a contatto. Si ha quindi il pozzo vero e proprio, di sezione circolate del diametro di circa 2 m, e il “lanternino”, condotta questa di sezione rettangolare della dimensione di circa 0,7 m x 1,0 m. Durante la fase di estrazione dei blocchi di tufo, la condotta più ampia serviva per il trasporto del materiale e quella più piccola era attrezzata per il transito degli operai.

Il lanternino invece termina nel vuoto con una sorta di piazzola a circa 10 metri dalla base, questa in passato permetteva l’appoggio della scala che portava alla base della cava.

Lungo il lanternino non è raro intravedere le tacche ricavate dai conci, esse permettevano la scalata o la discesa degli operai che come unico ausilio in epoca più antica, possedevano la luce delle lampade ad acetilene.

Gli ambienti delle cave, sono costituiti da gallerie rettilinee con ambienti di grandi dimensioni, le gallerie hanno una sezione rettangolare di base di circa 5 m, l’altezza stimata è variabile da 8 a 12 m.

Ad agni pozzo corrisponde una galleria principale cui corrispondono delle gallerie trasversali poste ad intervalli regolari.

La loro monotonia e regolarità era interrotta localmente da piccole stanze laterali, per il deposito di attrezzi o adibite per momenti di riposo degli operai.

Di fondamentale importanza il ruolo svolto dai pilastri che separavano le gallerie; questi, estremamente regolari, presentavano in media larghezza pari a 20 m, ed avevano il ruolo primario di fungere da sostegno dello scavo sotterraneo. Se i valori medi di larghezza ed altezza delle cave ipogee, e di conseguenza dei pilastri, erano rispettati si poteva osservare uno sviluppo notevole degli ambienti ipogei, senza che ciò comportasse particolari problemi in termini di stabilità, di contro vi sono stati numerosi sprofondamenti da ricondursi probabilmente a crolli di alcune gallerie, che non seguivano tali indicazioni.

 

Sprofondamenti Cedimento Bocca pozzo Situazione su via Collepasso
Rilievi del 2008 Limiti sulle SS.PP Rischio R3-R4

 

(Le conseguenze del presente.)

A Cutrofiano il fenomeno degli sprofondamenti – tecnicamente chiamati Sinkholes – causati da cedimenti strutturali della fitta rete sotterranea di cave, è stato sempre un argomento tabù da trattare con precauzione, forse perché nessuno ha mai avuto il coraggio di affrontare un problema di così vaste dimensioni e ripercussioni.

Questi fenomeni si sono manifestati già negli anni ’50, memorie più o meno recenti raccontano di case, cabine elettriche, stradine ed alberi che da un giorno all’altro sono sprofondati.

Non molti sanno che Cutrofiano è divenuto  modello di studio per i rischi idro-geomorfologici connessi ad attività antropiche già dagli anni ’80.

Il “case study”  infatti è stato recentemente presentato dall’Associazione Italiana di Geologia Applicata insieme al Servizio Geologico d’Italia ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), nel secondo Workshop Internazionale di Roma del 3-4 Dicembre 2009, intitolato -I SINKHOLES. GLI SPROFONDAMENTI CATASROFICI NELL’AMBIENTE NATURALE ED IN QUELLO ANTROPIZZATO- 

Nel 2008 con l’amministrazione Tarantini, viene effettuata l’attività di bonifica delle cave ipogee, operazione che è servita a ripulire le gallerie invase da rifiuti urbani ed industriali , quest’ultimi altamente inquinati, provenienti soprattutto dal settore calzaturiero.

Il costo dell’operazione ammonta a  4.500.000 euro,  fondi provenienti da finanziamenti che la Regione ha stanziato in relazione alle conseguenze delle attività estrattive che fino a quel momento non avevano mai visto un intervento dell’istituzione regionale tendente al risanamento dei danni provocati all’ambiente.

Con suddetta attività si è potuto inoltre mappare un parte del complesso reticolo sotterraneo di gallerie, attraverso rilievi speleologici ed in alcuni casi con l’ausilio di un laser-scan tridimensionale.

Tali operazioni di rilievo hanno evidenziato in maniera inconfutabile la gravità della situazione, le volte e le pareti delle cave sotterranee, laddove l’escavazione e` stata più aggressiva e disordinata, sono infatti di frequente caratterizzate da diffusi eventi di instabilità, con distacchi di grossi blocchi rocciosi.

I dati prodotti e trasmessi dal Comune, alla Regione e alla Provincia hanno allarmato e non poco l’Autorità di Bacino Puglia e gli uffici tecnici del palazzo dei Celestini.

I risultati di successive indagini geotecniche, commissionate dalla Provincia di Lecce per avere un quadro dettagliato della situazione geologica del sottosuolo delle sedi stradali di competenza, hanno indotto la stessa Provincia a emanare un’ordinanza la N. 51 in data 08/10/2010 e una successiva N. 12/2011, che introducono per Cutrofiano un limite di velocità (50 Km/h) e il divieto di transito dei veicoli che hanno un peso superiore a 3,5 t, sulle strade provinciali S.P. 40, S.P. 198 e S.P. 362, rispettivamente le strade che da Cutrofiano raggiungono Collepasso, la cava Don Paolo “conosciuta come via della Macchia” e Supersano.

Nell’ordinanza, si legge, che sulle Strade Provinciali in questione, ESISTONO POSSIBILI PERICOLI PER LA PUBBLICA INCOLUMITA’, dovuti alla presenza sotto la sede stradale di Cavità di natura antropica “cave ipogee”.

Il documento specifica “ Che, a seguito di segnalazione del Comune di Cutrofiano, l’Autorità di Bacino della Puglia con nota 5491 del 10/05/2010, ha fissato per il giorno 18 maggio 2010 un sopralluogo finalizzato all’approfondimento delle criticità idrogeomorgologiche presenti lungo le Strade Provinciali 198 e 362”.

In tale incontro si è concordato  “sulla necessità di avviare un tavolo tecnico di coordinamento delle attività da porre in essere ognuna per le propri competenze, tra Autorità di Bacino della Puglia, Provincia di Lecce e Comune di Cutrofiano al fine di salvaguardare la pubblica incolumità, …”.

Il documento riporta inoltre che il 24/05/2010 la Provincia di Lecce, ha dato incarico al dott. Geol. Francesco Gianfreda per l’esecuzione di una indagine geosismica a riflessione e rifrazione lungo le predette Strade Provinciali 198 e 362 a Cutrofiano.

Il professionista trasmessa la relazione dell’indagine commissionata, scrive, che la “presenza di cavità, di natura antropica, si sviluppano a profondità variabili tra 10 e 30 metri in direzione trasversale alla sede stradale; soltanto in un profilo specifico è stata rilevata la presenza di cavità che si sviluppa a circa 6 metri di profondità e con sviluppo longitudinale all’asse viario. In tutti i casi esaminati la presenza di tali cavità ha determinato in superficie, fenomeni di assestamento”.

A seguito di tale relazione oltre all’emanazione delle ordinanze succitate, l’Ufficio Protezione Civile della Provincia, di concerto con il personale del Servizio Viabilità, ha richiesto al Capo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, la possibilità di effettuare una ispezione dei luoghi, allo scopo di fornire all’Ufficio Viabilità notizie utili per stabilire la migliore soluzione possibile per scongiurare pericoli per la pubblica incolumità.

Nel 2011 inoltre la Provincia, ha incaricato la società GEOMOD s.r.l , Spin-off dell’Università del Salento, ad effettuare ulteriori indagini geotecniche, sulle strade.

I risultati di tali studi sembrano confermare la presenza di cavità sotto la sede stradale.

L’ordinanza Provinciale in vigore da ottobre 2010, che limita il peso a 3,5 t dei mezzi in transito sulle strade provinciali penalizza di fatto il trasporto su gomma del materiale  estratto dalle cave prospicienti tali vie.

Le proteste delle ditte non si fanno attendere e sfociano nel ricorso straordinario al Capo dello Stato, trasposto in sede giurisdizionale al T.A.R. di Lecce,  intrapreso della ditta V.F. Cave titolare della cava “Cristallino” contro la Provincia di Lecce ivi costituitasi parte e non solo, con una sentenza che lascia perplessi, deroga dei limiti solo alla ditta titolare della cava.

La Regione Puglia, la vera protagonista della vicenda, prende invece le distanze dal contendere, perché – si legge nella Delibera di Giunta – non si ravvisa nessun interesse della stessa a costituirsi, pur avendo  nel 2008 autorizzato l’attività di cava della ditta proponente, ignorando all’epoca tutte le prescrizioni e gli avvertimenti  del caso, evidenziati dal Comune e dalle Associazioni di cittadini.

Il Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino della Puglia dal canto suo, ha approvato la nuova perimetrazione a diversa pericolosità geomorfologica che riguarda circa 800 ettari a sud del territorio del Comune di Cutrofiano, comprendente anche una vasta area del centro urbano.

La nuova perimetrazione è entrata in vigore il 11.01.2012 con la pubblicazione ufficiale sul sito dell’A.d.B. della Puglia.

Ogni ente interessato sembrerebbe, aver adottato misure urgenti atte alla tutela legale dello stesso, da un  qualsiasi ipotetico evento catastrofico che si potrebbe verificare.

Vi sono inoltre delle incongruenze, evidenziate da un’analisi approfondita, fatta confrontando le nuove perimetrazioni a diversa pericolosità geomorfologica con l’effettivo stato dei luoghi:

 

1) alcune zone conosciute, con le stesse caratteristiche di pericolosità geomorfologica dovuta alla presenza di boccapozzi e di gallerie sotterranee, non rientrano nella perimetrazione dell’Autorità di Bacino;

2) I rilievi delle cavee ipogee del 2007-2008, sono affetti da numerosi errori grossolani di posizionamento e georeferenziazione, che probabilmente hanno indotto l’Autorità di Bacino a perimetrare erroneamente alcune zone, inserendole nei vincoli anche se realmente sono molto distati dal presunto pericolo.

 

Per questi motivi occorre ancora capire le modalità con cui l’Autorità di Bacino ha perimetrato le aree a diversa pericolosità geomorfologica, e allo stesso tempo, l’ufficio tecnico del Comune di Cutrofiano, dovrebbe dove non lo ha ancora fatto, trasmettere tutti i documenti in proprio possesso all’ Autorità di Bacino, al fine di informare correttamente l’ente, evitando diverse e ingiuste distinzioni.

Pur considerando un punto imprescindibile, la sicurezza e l’incolumità delle persone e delle cose, dai pericoli geomorfologici fino adesso sottovalutati ed sommessamente nascosti ai cittadini, occorre valutare anche il danno sociale ed economico che tali vincoli hanno portato.

Tra i cittadini coinvolti, sono consapevoli cha tale situazione potrebbe durare per decenni senza che vi sia nessuna soluzione, e per tale motivo c’è  l’amarezza e la rabbia di essere lasciati soli a pagare le colpe di altri.

 

(Proposte)

Occorre attivarsi sin da subito a verificare il sottosuolo dei territori vincolati, già costruiti e abitati nel centro urbano, conducendo un’unica campagna di indagini geotecniche con metodologie indirette in queste prime aree.

L’Amministrazione Comunale dovrebbe mettere a disposizione tutte le risorse finanziarie possibili e necessarie per questa prima fase di emergenza, coinvolgendo e coordinando i cittadini interessati.

A tale scopo, si dovrebbe attivare un progetto d’indagine cofinanziato anche dai privati, coinvolgendo università e albo dei Geologi, al fine di produrre le analisi ed gli esami geotecniche necessarie,  con la supervisione dell’Autorità di Bacino ente interessato.

Inoltre, si chiede al Comune di Cutrofiano e alla Regione Puglia, una drastica riduzione delle aree di cava previste nel Piano Regionale delle Attività Estrattive, introducendo per il “Parco dei Paduli” figura territoriale prevista nel “Piano Territoriale Paesaggistico Regionale della Puglia”, un divieto assoluto di coltivo di nuove cave e di ampliamento dell’esistenti.

 

Bibliografia.

  • PARISE M., DE PASCALIS A., DE PASCALIS F., DONNO G. & INGUSCIO S. (2008) – Cavità sotterranee a fini estrattivi, e loro connessione con fenomeni di sprofondamento e subsidenza in agro di Cutrofiano (Lecce).
  • TONI L. (1990) – Le cave in sotterraneo di Cutrofiano. Edizioni Del Grifo, 125 pp.
  • TONI L. & QUARTULLI S. (1986) – Coltivazione di calcareniti in sotterraneo nel comune di Cutrofiano (Lecce). Quarry and Construction, febbraio 1986, 23-26.
  • GENESI ED EVOLUZIONE DI UN SINKHOLE CONNESSO A CAVITÀ ANTROPICHE SOTTERRANEE NEL DISTRETTO ESTRATTIVO DI CUTROFIANO (PROV. LECCE, PUGLIA) di De Pascalis A.1, De Pascalis F.1 & Parise M.2